Citazioni


Parole che ti fanno sognare.

Sensazioni che ti fanno emozionare,

Descrizioni che permettono di vedere mondi meravigliosi e battaglie epocali.


"Elanor" :una storia che apre una finestra sulla fantasia, ma che fa riflettere su situazione fin troppo reali.


La Terra degli uomini
La Terra degli uomini

"Sotto di loro una foresta rigogliosa cresceva sul pendio della montagna che dolcemente degradava verso un’ampia pianura.
Il tramonto rifletteva i suoi colori sulla terra fertile e un fiume, le cui sponde risplendevano a tratti delle luci dei villaggi, la decorava come un nastro argentato.
Davanti a loro le insolite abitazioni di Narsigal erano abbarbicate su un ripido poggio che si ergeva solitario tra le anse del fiume e l’Isola delle Tartarughe risplendeva dei fuochi delle sue abitanti come una piccola gemma."


"A turno i presenti si avvicinarono alla Signora e, quando l’ultimo di loro prese il prezioso dono, anche la figlia Gahial si avvicinò.

Era splendida nella veste color del cielo che faceva intravedere il corpo perfetto e i lunghi capelli castani le ricadevano sul seno, fino a sfiorare le curve dei fianchi.

La fanciulla guardò la madre con gli occhi verde smeraldo e in essi vi si poté leggere ogni cosa."



"La fanciulla guardò la madre con gli occhi verde smeraldo e in essi vi si poté leggere ogni cosa. 
Era fiera del compito che le era stato affidato. 
Un tempo anche sua nonna aveva fatto lo stesso con la figlia e per questo il passo era deciso mentre si dirigeva a prendere il suo dono.
A lei Arden affidò il seme dell’Albero della Vita.
- Questo, figlia, lo affido a te. A te che porti nel corpo il sangue di ogni razza. A te che avrai la responsabilità delle loro scelte e che sarai madre di colui che dovrà cibarsi di questi frutti. - "

"Da lassù Arden poteva vedere le navi sulla riva, poteva sentire l’odore del mare, poteva udire il rumore del vento e il canto dei gabbiani, poteva avvertire voci straniere che le parlavano di terre lontane e che durante la sua interminabile vita, mai avrebbe visto."

 

"Un soffio di vento entrò dalla piccola finestra e la luce tremula della candela danzò sulle pareti di pietra, mostrando ombre prima nascoste.

Fandor si avvicinò al tavolo sul quale giaceva il vecchio libro e posò la mano sull’immagine della donna dalle evidenti caratteristiche elfiche.

Chiuse gli occhi per rammentarne ogni particolare e gli anni della sua gioventù gli apparvero nitidi.

Ricordò i giorni trascorsi con lei, i suoi insegnamenti e le arti magiche apprese dalle sue labbra e ricordò di aver conosciuto il dolore quando seppe di averla persa.

Le dita sfiorarono lievemente il ritratto in un gesto di affetto e quegli occhi parvero illuminarsi di vita.

- Oggi tutti ti conoscono con il nome di Strega Grigia - sussurrò Fandor come se parlasse a un fantasma apparso per un momento nella penombra - ma io so che c’è del buono in te. Permettimi di leggere il tuo libro e aiutami a salvare i nostri simili. -

Improvvisamente il vento che entrava dalla finestra divenne più insistente e le pagine ingiallite dal tempo scorsero veloci davanti al druido.

 

Le parole scolorite divennero nitide e Fandor, mosso da un’irrefrenabile curiosità, incominciò a leggere ciò che per anni era stato celato. "


"Fandor ascoltò sconvolto quelle parole e a stento accolse la gravosità dell’incarico che gli veniva conferito.
Se gli eventi, anche quelli fortuiti, non si fossero ben intersecati, tutto sarebbe fallito. 
Il suo errore sarebbe stato fatale sia per la sua stirpe, che per quella degli uomini e inutile sarebbe stato ogni sacrificio.
Lui doveva riuscire a mediare ogni situazione futura.
Ne sarebbe stato all’altezza? 
Non lo sapeva."

I GEMELLI

"Gahial, triste per la sorte dei figli, ma allo stesso tempo fiera per ciò che dovevano compiere, si recò nella dimensione intermedia e, per la prima volta, li incontrò. 
Rimase esterrefatta dalla loro diversità.
Marsen era colui a cui più teneva. 
In lui si potevano riconoscere sia gli aspetti fisici che caratteriali della nuova razza. 
Scuro di carnagione, con occhi verdi come la madre e il corpo robusto e possente, era più alto di lei.
I capelli castani e ondulati gli ricadevano sulle larghe spalle e i modi rudi e decisi, lo rendevano virile. ....... "

" Poco lontano, appoggiato a un albero, Landril guardava divertito l’incontro tra il fratello con la madre.
Decise di non intervenire e lasciare che Marsen sfogasse la sua euforia. 
Non voleva rovinargli l’incontro che da tempo sognava e solo quando il giovane si allontanò, Landril si fece avanti.
Gahial aveva avvertito la sua presenza, quindi volse lo sguardo e per la prima volta lo vide. 
Era più fine nei lineamenti rispetto al fratello, autorevole nel portamento, ma gentile nei movimenti.
Era alto quanto Marsen e il corpo armonioso esprimeva forza ed agilità."

 

"- Se continueremo a muoverci alla maniera degli immortali, tra cinque giorni arriveremo a Narsigal e quando ti troverai tra gli uomini, ti accorgerai che non sarà facile obbedire alle nostre regole. -

- Perché? Cos’hanno gli uomini da arrecarci tanto disturbo. - 
- Sono dei pazzi scatenati! - rispose Fandor senza remore - Non si fermano un attimo. Sono in continuo movimento e riflettere sembra che sia un’onta per loro. Agiscono d’impulso, senza logica, mossi unicamente da emozioni spesso contrastanti. La loro vita è continuamente interrotta da esigenze assurde e assecondarle diventa un lavoro faticoso, ma è affascinante vedere come riescono ostinatamente a perseguire i loro scopi. -
- Quindi, se non mi abituerò al loro modo di agire, sarò io ad uscirne matto. - commentò Landril ridendo.
- Sì! Penso proprio che tu abbia centrato il problema. -"

"Il vento spiegò i vessilli colorati e il sole fece brillare le armature, poi Landril alzò la spada e dette l’ordine di marcia.

In silenzio la colonna procedette attraverso la città, mentre la gente gettava fiori in segno di saluto.

Il giovane elfo guardò quei volti amici che gli sorridevano, orgogliosi per ciò che era diventato e sentì una fitta al cuore.

 

Quante persone contavano su di lui! E quanti soldati sarebbero morti per colpa sua…"


"Il campo di battaglia venne ricoperto di corpi orrendi, mentre solo quindici di loro erano rimasti uccisi, tuttavia il dolore per la perdita, rese Landril furioso. 
Non sopportava la morte dei suoi uomini e in preda al tormento si aggiravatra i superstiti per accertarsi che non vi fossero altri feriti.
Era la prima battaglia per lui e i generali sapevano cosa stava provando. 
La responsabilità del comando lo soffocava e la morte dei soldati gli pesava sul cuore.
Si stava chiedendo se quello che stava facendo fosse giusto, se pretendere la vita fosse necessario, poi la sofferenza degli uomini tracimò dalle mura e lo investì provocandogli un uguale tormento.
Doveva salvare suo fratello.
Doveva farlo per evitare alla sua razza l’estinzione e ridare dignità a coloro che aveva giurato di proteggere, così forte del sostegno di tutti, si apprestò ad aprire un varco nelle mura."


"L’elfo corse in lacrime dal fratello, ma quando lo raggiunse era ormai troppo tardi.
Sentì lo Spirito della Terra gemere dalla rabbia e percepì il cuore di Nefar cedere a una sofferenza mai provata.
Avrebbe voluto aiutarla.
Avrebbe voluto barattare la sua vita pur di soffocare l’angoscia per non essere giunto in tempo, ma non poteva… non poteva fare più niente oramai.
Stremato dalla fatica, Landril discese dal torrione portando con sé Marsen ormai privo di vita e il desiderio struggente di riaverlo accanto gli fece capire che non poteva rassegnarsi a perderlo.
C’era ancora una cosa che poteva fare.
Una cosa che nessuno gli avrebbe permesso, ma che lui avrebbe fatto...."

"La perplessità della creatura era palese e Landril ne intuì il motivo.
Lo gnomo non aveva mai visto un elfo.
Era cresciuto da solo, tra boschi saturi di veleno, eppure in lui non vi era alcuna presenza di malvagità. 
- Chi sei? - domandò timidamente la creatura - Non ti ho mai visto da queste parti. Anzi, devo dire che non ho mai visto nessuno come te. Fai parte della gente alta, ma il tuo aspetto è gentile! Non sembri pericoloso. -
- E infatti non lo sono. - ripose l’elfo, cercando di apparire mite - Mi chiamo Landril e vengo da Smeralda. -
A quelle parole lo gnomo sgranò gli occhi.
- Un elfo! Ho sentito delle storie su di voi! Un tempo le nostre razze erano amiche. Potremo esserlo anche noi, se vuoi? -
- Certo che possiamo e ne sarei felice! Sono sempre in cerca di nuovi amici. -
Lo gnomo esplose in canti e balli e Landril, sempre più stupito, non poté fare a meno di ridere."

"Fandor non attese oltre, chiamò la grande aquila e si levò in volo insieme a Landril in direzione di Smeralda.
Marsen, in lacrime, rimase a guardare l’imponente volatile scomparire tra le nuvole.
Era sconvolto dalle incertezze.
Non sapeva cosa fare per salvare suo fratello.
Non sapeva nemmeno se lo avrebbe rivisto e per la prima volta inveì contro i limiti della propria razza.
In balìa della disperazione spostò lo sguardo sui volti attoniti dei soldati e capì che non poteva abbandonarli.
Non ora, non dopo aver visto il loro Signore in fin di vita.
Le parole di Landril gli tornarono in mente: “Devi restare con questa gente e aiutarli a ricostruire la loro terra”.
Sì, doveva farlo.
Doveva farlo per lui, per non rendere vano il suo sacrificio.
Strinse a sé Nefar, che in lacrime, accanto a lui, cercava di seguire con lo sguardo la grande aquila oltre le nuvole.
- Mi aiuterai? - le chiese con voce roca.
Lei lo guardò e annuì.
- Bene, allora tutto sarà più facile. -"

"L’elfo non tornò subito a Narsigal.
L’amore di Nefar per il fratello lo aveva turbato e così rimase a vagare per quelle foreste in cerca di risposte che non riusciva a trovare.
Cosa aveva spinto la Darsin a rinunciare all’immortalità?
Cosa l’aveva indotta a desiderare la morte?
Quale forza era entrata nel suo cuore per farle rinunciare a ciò che era?
La sua stirpe e persino il suo essere gli imponevano un ferreo controllo sui sentimenti, ma come avrebbe potuto capire la natura umana se non poteva conoscerne le emozioni.
Per un attimo invidiò il fratello, le sue debolezze, le sue trepidazioni, la sua morte, poi un soffio di vento lo riportò alla realtà e gli occhi si posarono per la prima volta su Farsin."

"Il fuoco scoppiettava allegramente nel camino, i fiori sul tavolo inondavano di profumo la stanza e Farsin si muoveva velocemente per preparare la cena.
La Darsin ascoltava i rumori che scandivano le ore della sua semplice vita ma, nonostante gli occhi non potessero vedere, l’anima le rivelò ogni cosa.
- Ti ha detto chi è? - domandò in ansia.
- Sì - rispose la ragazza in lacrime.
La donna si alzò dalla sua poltrona vicino al focolare e con sicurezza la raggiunse.
- Calmati, figlia mia! - la consolò accarezzandola - Non devi piangere! Tra tutti coloro che potevi incontrare, sicuramente ti sei scelto l’amore più difficile; ma se questo è il tuo desiderio non fermarti davanti alle difficoltà. Vivilo! E assapora ogni attimo di felicità che riesci a strappare. Non importa i sacrifici che dovrai affrontare, perché sicuramente ne varranno la pena. Così è stato per me e tuo padre, così sarà per te e lo sarà sempre. -"

"Landril armò l’arco e quando la bestia si trovò a pochi metri dalla donna, le conficcò la freccia nel cuore.
La pace calò di nuovo sulla foresta, ma niente era più come prima.
Gli alberi fremevano di rabbia, i cespugli brulicavano di vite insolite e ovunque regnava l’inquietudine.
Un silenzio allarmante calò su di loro e una luce tetra rese i colori privi di intensità.
I raggi del sole vennero oscurati e altre grida pervennero dall’alto.
In cielo comparvero giganteschi uccelli smaniosi di completare l’opera del compagno, ma l’elfo, sicuro che Artax non avrebbe permesso a nessuno di avvicinare Farsin, si lanciò contro le bestie."

"L’esercito di Oris era schierato fuori dalla porta della città e centinaia di mostri erano pronti a distruggerlo.
Landril raggiunse immediatamente il fianco dell’amico e, lanciando un grido di sfida, dette inizio alla battaglia.
Le spade si abbatterono sui corpi deformi con estrema precisione infliggendo mutilazioni e ferite tali da inondare la terra di corpi sventrati e sangue, ma più le creature cadevano a terra, più la rabbia non trovava appagamento."

"Ilion cresceva forte, vivace, pieno di fantasia e ben presto il suo carattere ribelle lo fece diventare una vera disperazione per chiunque tentasse di educarlo.
Più il tempo passava e meno si teneva a freno e spesso scappava nella foresta per giocare con i piccoli animali del bosco.
Landril non lo perdeva mai d’occhio e, nonostante i ripetuti spaventi, gli piaceva spiare quelle piccole fughe, divertendosi a inseguirlo mentre sgattaiolava tra la boscaglia per sottrarsi ai continui rimproveri dei suoi insegnanti.
Quel bambino era davvero sveglio e solo col tempo l’elfo riuscì a conquistarne l’attenzione.
Insieme amavano trascorrere intere giornate nel bosco e Landril ne approfittava per insegnargli a camminare sulla corda, a cavalcare, a combattere e a usare il piccolo arco che aveva costruito appositamente per lui.
Il bambino amava stare con lo zio Landril, ma le ore che trascorreva con Gahial erano veramente noiose.
Non riusciva a sopportare quel continuo susseguirsi di nozioni che avevano l’unico scopo di creare una gran confusione in testa e lo sguardo si perdeva spesso nel vuoto, obbligando la regina a ripetere la lezione."

"Sefrid:
- Il tempo che ho trascorso assieme a te è stato meraviglioso - affermò la fanciulla, guardando intensamente Ilion con gli occhi verde smeraldo - e rimarrà parte del mio essere per l’eternità. Ora però, è giunto il momento che vada nella dimensione intermedia per unirmi alla Nuova Terra nel corpo e nell’anima. Il mio amore farà parte di ciò che ti circonda e basterà chiamarmi perché io ti sia vicina. Sarò il sole che ti riscalda, l’aria che respiri, la terra dove cammini e più niente potrà esserti tolto perché io vivrò in te e tu diverrai quel sovrano che noi tutti attendiamo. -"

"Ilion, con il passare del tempo, aveva dimostrato più volte il suo valore ed in lui lo spirito umano si fondeva con quello immortale, dando origine a una forza omogenea e potente.
Il suo destino era evidente ma, nonostante il benestare delle antiche razze, il giovane non riusciva a prendere una decisione.
Suo fratello era il predestinato.
Era stato sovrano per lunghi anni, aveva protetto il suo popolo con coraggio e onore e ora non poteva abbandonarlo e prendere quel posto che non gli apparteneva.
Non voleva combattere contro il suo sangue, contro il suo stesso popolo e soprattutto non voleva prendere una strada che l’avrebbe portato lontano da Sefrid."

"Una piccola lancia venne calata in mare, quando la nave si fermò in rada e il druido, salutata la fanciulla che lo accompagnava, vi salì a bordo.
Triste, Elanor guardò l’amico scivolare sulle acque calme del mare e, quando il vento le portò il profumo dei fiori, il suo sguardo si spinse lontano.
Davanti a lei la Nuova Terra la chiamava e, malinconica, la fanciulla rimase ad osservare quelle coste rigogliose che un tempo erano state la sua casa.
Un giorno ci sarebbe ritornata.
Avrebbe rivisto Ator, Gahial, Tritan, Ilion e poi la mamma… Oddio! Chissà se avrebbe rivisto la mamma?
Quanto tempo ancora avrebbe dovuto trascorre su quella nave?
Per quanti anni Landril sarebbe stato solo una voce per lei…
Le lacrime bagnarono le guance della fanciulla e la Medaglia le vibrò sul petto.
La strinse forte tra le dita e un’ondata di affetto la invase.
Si sentì pervadere da un’energia intensa, viva e un presentimento l’assalì: Landril doveva essere sulla spiaggia.
Lo sentiva. 
La fanciulla corse a prua per vedere meglio la riva.
Il sole illuminava la costa rigogliosa e l’aria limpida rendeva ottima la visibilità, ma la distanza era troppo elevata perché potesse distinguere le persone sulla battigia.
Allora l’elfo salì sullo scoglio più alto e alzò una mano per attirarne l’attenzione.
- Sono qui, piccola. - sussurrò quando avvertì l’agitazione della fanciulla - Non devi avere paura. -"

"Giunti a terra, l’elfo tenne la ragazza vicino a sé e si mise in ascolto della natura.

Alcuni Udroni stavano venendo verso di loro e non era possibile evitare lo scontro.
Landril le fece cenno di non parlare e, veloce, la tirò dietro gli alberi.
- Sono quattro! - l’avvisò - Due vengono da destra, uno di fronte e l’altro da sinistra. Tu occupati dell’ultimo. -
Elanor tremava. 
Non aveva mai combattuto seriamente se non quella volta con Ator e a quel ricordo si sentì mancare.
I primi due Udroni li attaccarono ai lati ma, mettendosi spalla a spalla, riuscirono a pararne i colpi. 
Landril uccise il primo e si apprestò ad affrontare il secondo, mentre Elanor riusciva a schivare i potenti colpi del terzo.
Erano delle creature micidiali, fortissime e crudeli e la fanciulla dopo poco si trovò in difficoltà.
Quando uccise il suo avversario, Landril le andò in aiuto ma, mentre fermava la sciabola del nemico, l’ultimo Udrone comparve alla sua sinistra e lo avrebbe ucciso se Elanor non avesse parato il colpo con la sua spada.
Tale fu lo spavento che la lama si conficcò fino all’elsa nel cuore del nemico e, quando si rese conto di averlo ucciso, Elanor rimase impietrita davanti agli occhi vitrei del moribondo.
Con tutte le forze la ragazza tentò di sfilare la spada dalla creatura, ma non riuscendoci, il sangue colò lungo la lama, imbrattandole le mani e i vestiti. 
Gli occhi della fanciulla si riempirono di lacrime e tale fu l’angoscia da non rendersi conto di cosa le accadesse attorno.
Landril stava lottando, era tutto quello che sapeva, poi udì la lama squarciare la carne e tutto finì.
Lentamente la mano dell’elfo si posò sulla sua ancora stretta attorno all’elsa della spada e con forza l’aiutò a sfilare l’arma dal petto dell’Udrone.
Il corpo deforme cadde a terra e lei si sentì finalmente libera dal peso di quella morte.
Più volte Landril pronunciò il suo nome, ma lei lo sentì solo quando la strinse a sé.
- Perdonami - sussurrò la ragazza - perdonami sono una sciocca. -
- No, non lo sei… Io so cosa stai provando. -
Sì lo sapeva.
Elanor aveva ucciso.
Aveva ucciso per la prima volta, ma quella disperazione era accentuata dalla sua natura.
Lei, Signora della fertilità, era destinata a dare la vita, non a toglierla ed aver ucciso tormentava la natura del suo spirito più di quanto avesse creduto possibile.
L’elfo la tenne tra le braccia finché la sentì smettere di tremare.
- Mi hai salvato la vita Elanor. - la consolò - Io non sarei più qui, se tu non l’avessi ucciso."

"I raggi scendevano perpendicolari sulla terra arida e l’aria era diventata umida e soffocante.

Era un clima anomalo per quelle regioni e il responsabile doveva essere Zargot.
Sapevano che la magia oscura aveva consolidato il suo potere nel nord, ma nessuno di loro avrebbe mai immaginato che sarebbe stata in grado di influenzare le forze della natura in maniera così devastante.
I tre amici, tuttavia, continuarono ad avanzare noncuranti del pericolo a cui stavano andando incontro, finché Elanor, infastidita dalla lunga veste, si fermò per togliersi il soprabito di stoffa di foglie che le faceva da mantello.
I pantaloni attillati le permettevano di procedere meglio fra la vegetazione ed il corpino che le lasciava nude le spalle era sicuramente un abbigliamento più adatto all’inconsueta temperatura.
Rimasta indietro, la ragazza accelerò il passo per raggiungere i compagni impegnati a seguire le tracce, quando improvvisamente un Udrone le si parò davanti.
Lesta Elanor estrasse la spada e con maestria la pose davanti a sé pronta a fronteggiare l’attacco del nemico, ma prima che la lama si abbattesse su di lei, due lunghi coltelli apparvero dal nulla e trafissero al cuore il malcapitato essere.
Tutto si svolse in pochi attimi ed Elanor non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa fosse accaduto.
Gli occhi vitrei dell’Udrone la stavano ancora fissando, ma prima che il corpo senza vita si accasciasse a terra, Landril le fu accanto.
- Scusa, mi ero distratto. - si giustificò l’elfo - Ma mi vuoi dire chi è il disgraziato che ti ha dato questo vestito? -
Elanor era ancora sulla difensiva e il cuore le batteva forte nel petto.
- Il tuo amico Fusco. - rispose agitata - Perché? Cos’ha che non va? -
- Bè, diciamo che è un po’ succinto. Non c’è curva che non sia messa in mostra e quello scollo poi… è decisamente indecente, ma non avevi nient’altro da metterti? -
- No, dal momento che non ci spostiamo con bauli al seguito. -
- Già, dimenticavo che chiedere un vestito in prestito a una qualsiasi donna della Miniera non è da te. -
- Perché dovevo cambiare vestito? Questo mi sta benissimo. -
- Sì lo vedo, non c’è bisogno di sottolinearlo. - 
A fatica Elanor distolse l’attenzione dal cadavere caduto ai suoi piedi e quando i suoi occhi si spostarono su Landril non poté fare a meno di ridere.
L’elfo, forse, non approvava il suo abbigliamento, ma decisamente gli interessava parecchio, poi improvvisamente venne spinta di lato e una freccia le sibilò a pochi centimetri dal viso, conficcandosi nel petto di un altro Udrone.
- Ehi amico! - gridò lo gnomo - Cerca di non distrarti troppo. Altrimenti ci fanno a fette! - 
Landril alzò la mano in segno di scusa e fatto l’occhiolino alla ragazza, sparì nella foresta."

"- No Elanor! - gridò l’elfo con la mente - Non puoi affrontarlo! - ma la ragazza non gli dette ascolto e sguainata la spada si apprestò ad affrontare il demone.

Ancora avvolto dalla volontà della ragazza, Landril cercò un modo per opporvisi, ma quell’energia era talmente inferiore alla sua che ebbe timore di nuocere alla sua fonte.

Il demone avvertì quell’indecisione e ridendo soddisfatto, ignorò l’elfo e si concentrò sulla ragazza.

I colpi di spada caddero micidiali su di lei, provocando nugoli di scintille ogni volta che, mancando il bersaglio, si abbattevano sulla dura roccia.

L’agilità della ragazza era notevole e la rabbia accese gli occhi malvagi del demone come lapilli incandescenti.

Quell’esile creatura non sarebbe riuscita a sottrarsi al suo destino,

Nessuno avrebbe potuto salvarla e sicuro della propria potenza, quell’essere infernale si gettò sulla ragazza senza alcuna riserva.

Il confronto durò più a lungo del previsto, come se il demone si divertisse a stuzzicare la sua preda, poi la sicurezza della vittoria gli giocò un brutto scherzo.

Per un solo attimo quel corpo ripugnante rimase esposto alla lama della ragazza, per un frammento di secondo Elanor ebbe l’opportunità di affondare la lama nel corpo del Demone.

Con una piroetta la fanciulla schivò il fendente rivolto al suo cuore, poi la spada trovò un varco tra le ali della malvagia entità e la lama affondò fino all’elsa nel corpo deforme."

"Esausta e in preda alla disperazione Elanor gridò, mentre nella mente una voce crudele le vietava di rialzarsi.

La sofferenza le impediva di muoversi e sentendo Zargot vicino, cercò di allontanare Landril.

- Vattene! - gridò - Io non posso farcela. Il dolore è troppo forte! -

- Non ci penso nemmeno. Tu verrai con me, dovessi portarti in braccio fino in cima alla montagna. -

Landril si avvicinò per sollevarla, ma Elanor, in preda alle visioni, lo spinse via.

- Lasciami! - sbraitò isterica - Io devo andare dalla voce. Io voglio andarci, mi hai capito? -

L’elfo rimase a guardarla impotente.

Avrebbe voluto scacciare quell’intruso dalla sua mente.

Lo avrebbe fatto con la forza se ne avesse avuto la possibilità, ma sapeva che solo lei ne aveva il potere.

- Io non me ne vado e se Zargot ti prenderà, io verrò con te. -" 

"Fu così che il Signore della Nuova Terra si rivolse ad Elanor come mai aveva fatto prima.

 

- Vuoi entrare nel mio Mondo? - le chiese, guardandola con occhi di fuoco - Ti farò comprendere il mio essere. Conoscerai tutto di me e avrai la possibilità di distruggermi o salvarmi. Chiederò alla natura di questa terra di proteggerci dal Male e lei lo farà, fosse l’ultima cosa prima della fine. La Nuova Terra conoscerà il tuo spirito, si nutrirà del tuo amore e così potrà infondere nuova speranza. -"

"La grande vallata era ancora spoglia, ma la sabbia, che solo poche ore prima la ricopriva per miglia, era stata sostituita da una terra soda e rossiccia.
L’aria soffocante rendeva affannoso il respiro, eppure il sole, che si stava alzando nel cielo limpido, sembrava voler essere più clemente.
Dopo circa mezz’ora di corsa sfrenata, Landril notò ammassarsi all’orizzonte nuvole minacciose e lampi di fuoco squarciare il cielo, provocando tuoni lunghi e risonanti. 
A breve una pioggia battente cadde sulla terra martoriata e i raggi, che solo pochi istanti prima avevano illuminato l’aria mattutina, vennero oscurati da una spessa coltre di nubi, che tramutò il giorno in una notte tetra."

"Fandor trasse dalla tasca della tunica la sfera in cui era racchiusa la Gemma Terrestre e la porse al re.

- Ecco, mio Signore! È giunto il momento di mostrare la potenza della tua stirpe. Prendi l’antica magia e libera dal Male le anime di queste creature. -

Ilion, non senza timore, prese il globo e lo tenne davanti a sé.

I suoi occhi si posarono sulla Gemma, che soffocava la luce verde in quella benefica di Landril e improvvisamente capì che sarebbe riuscito a mescolare le due forze."

"Incosciente Elanor, non si accorse della sua presenza e lentamente continuò ad avanzare in quell’acqua fresca e spumeggiante.

Il corpo nudo si lasciava lambire dalla corrente che le vorticava attorno e a quel contatto l’entità della ragazza reagì, facendole abbandonare ogni volontà.

La rabbia di Landril fu immediata e furibondo inveì contro quell’acqua sorgiva per essersi prestata a un simile sopruso.

Lo Spirito della Terra, sopraffatto dall’anima elfica, aveva cercato un’altra via per raggiungere la Predestinata e l’aveva trovata insinuandosi nella natura di quei luoghi, obbligandoli a ghermire la sua vittima, affinché si donasse spontaneamente a lui.

Landril avrebbe voluto afferrare Elanor e sottrarla a quelle carezze letali, ma se la ragazza lo avesse respinto, lo Spirito della Terra avrebbe vinto.

Non poteva permetterlo e prudente le si avvicinò.

Le giunse alle spalle, immerso nell’acqua traditrice e dopo averla accarezzata per palesare la sua presenza, l’abbracciò."

 

"-Guarda Elanor! Guarda la natura di questa terra. Niente e nessuno può imporle qualcosa, nemmeno io. È così immensa, forte e maestosa che per lei siamo esseri insignificanti e, se volesse, potrebbe annientarci in qualsiasi momento. Solo rispettandola posso entrare in comunione con lei, solo conoscendone le leggi si può viverle accanto. Qui la sua forza raggiunge livelli altissimi e chiunque la sfidi verrà sconfitto. È lei che mi permette di percorrerla, perché sa che mai le farei del male ed è per questo motivo che lei non ne fa a me. Il rispetto reciproco ci unisce. Lei m’insegna le sue leggi e io la educo alle mie, così impariamo l’uno dall’altra e questo ci rende più vicini. In questi luoghi la sua essenza è pura perché nessuno dopo i troll ha avuto il coraggio di sfidarla e il medaglione è il passaggio che la conduce a me. Senti. - la esortò l’elfo, appoggiandole la mano sull’amuleto - Ella desidera condividere con te la sua forza. Vuole conoscere colei che ha scelto e che le insegnerà l’importanza della vita. Solo quando l’avrà compresa potrò mostrarle come armonizzare i cicli naturali per permettere agli esseri viventi di prosperare. Sarai tu che la educherai ai sentimenti e che le mostrerai l’importanza della vita e della morte. Tu che, appartenendo alla razza degli uomini, sei la sua figlia prediletta. Ancora questa terra non comprende il significato di un tale legame; da troppo poco tempo si è accorta di te, ma ora desidera conoscere la tua anima e se vuoi io la guiderò. -"

 

 

"In quel momento un vento gelido si abbatté su di loro.

- Bisogna fare presto! - l’avvertì Landril - La neve deve conoscere la tua natura e solo nel mio mondo può farlo! Allora Elanor cosa vuoi fare?-

- Va bene. Portami dove vuoi e rimani in me .-

Landril prese le mani della ragazza e, mentre le affondavano nella neve gelida, tutto divenne indistinto.

I loro corpi si dissolsero nel nulla e gli spiriti si unirono a ciò che li circondava."

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