Capitolo 1

Fuga

 

Un vento caldo entrava dal finestrino semiaperto della macchina e l’odore di terra bruciata riempiva i polmoni.

Lara, seduta al volante della sua auto, percorreva la strada a gran velocità abbagliata dalla luce del sole al tramonto cercando di sfuggire a ricordi, che facevano rivivere momenti sereni in cui sensazioni simili l’avevano resa felice.

Facce amiche le transitavano davanti, sorridenti e colme di amore per lei e, da esse, traeva quella forza di vivere, che, ultimamente, aveva rischiato di perdere.

La voce di suo padre le risuonava nella mente e, rassicurante, si confondeva col rumore monotono del motore, ma le grida di terrore del fratello erano nel suo cuore e

niente avrebbe potuto allontanarle.

Il piede affondò sull’acceleratore.

Voleva fuggire! Fuggire da una realtà scomparsa per sempre, ma il paesaggio, che si estendeva immenso davanti a lei, non mutava e quella strada, assurdamente dritta, sembrò non permetterle alternative.

La carreggiata scorreva veloce sotto la vettura allontanandola da una vita che mai avrebbe voluto lasciare.

Forse era stato meglio così, continuava a ripetersi.

Forse quello schianto aveva posto fine ad un’agonia, che si sarebbe protratta troppo a lungo.

Forse, l’essere rimasta sola, non avrebbe dovuto pesarle tanto.

Suo fratello, dovunque ora fosse, aveva l’appoggio di chi l’amava e lei avrebbe trovato comunque un modo per affrontare un futuro incerto e privo di riferimenti.

Guidò e guidò ancora, finché il bagliore rossastro del sole al tramonto cominciò a sparire all’orizzonte.

Avrebbe voluto perdersi in quella luce e farsi consolare dal suo calore, ma un senso di ribellione la colse e il piede premette nuovamente sull’acceleratore.

Arrabbiata corse in quel paesaggio sconfinato desiderando di tornare tra le case del suo paese, tra quella gente conosciuta e cara, che troppe volte l’aveva giudicata senza

sapere, senza conoscere i suoi segreti.

Falsi sorrisi, falsi aiuti, false comprensioni, ma la certezza che nessuno le avrebbe rivelato i suoi pensieri, l’aveva fatta sentire protetta da una verità che lei stessa non voleva accettare.

Nessuno le avrebbe chiesto, perché non era rimasta con suo fratello quella notte e il motivo per cui non gli aveva dato la medicina, quando aveva avuto l’attacco.

Nessuno l’avrebbe accusata di una colpa, che ora più si allontanava, più sentiva pesarle sul cuore.

Il desiderio di fuga l’aveva blandita a lungo durante gli ultimi mesi ed anche quella sera, quando i genitori l’avevano lasciata sola con Julian, l’aveva sentito crescere forte dentro di lei.

– Cerca di distrarlo – le aveva detto suo padre dal finestrino dell’auto affidandole la gestione di una realtà troppo difficile da accettare; tanto che, ancora, avvertì la stessa fitta al cuore, che le lacerò l’anima già troppe volte violentata.

Aveva giocato tutta la sera con suo fratello ignorando la stanchezza e il pallore del suo volto.

Gli occhi tristi si erano illuminati più volte durante i continui giochi inventati al momento ma, quando il sonno aveva preso il sopravvento e il ragazzino si era addormentato nel letto colorato, Lara non era riuscita a rimanere in casa.

La sera calda invitava ad uscire e il canto dei grilli indicava l’avvicinarsi di una stagione ricca di avventure; non avrebbe dovuto ma, almeno per qualche minuto, aveva voluto tuffarsi nuovamente in quella vita adolescenziale strappatale prematuramente da eventi troppo crudeli da accettare senza riserve.

Era corsa in camera sua, si era messa in fretta un paio di jeans scoloriti e una maglietta, aveva raccolto i capelli in una lunga coda dorata e aveva messo un po’ di ombretto per rendere più interessanti i suoi normalissimi occhi castani.

Con il dito indice aveva spalmato un filo di lucida labbra sulla bocca decisamente troppo grande per il suo viso e, senza ripensamenti, si era catapultata per strada.

Gli amici l’avevano salutata allegramente, quando era entrata nel piccolo pub del paese e, felice, si era immersa in quella normalità colma di problemi effimeri e al contempo insormontabili.

Il profumo di hot dog e patatine fritte l’aveva avvolta come un abbraccio consolatore e, senza accorgersene, si era ritrovata a parlare di feste e ragazzi, di gelosie e controversie con gli amici di sempre; poi una frenata e uno schianto avevano posto fine a ciò che era.

Insieme ai compagni era corsa fuori dal pub, attratta dalle grida dei passanti e ciò che aveva visto, ancora, le riempì la mente.

Una macchina in fiamme si lamentava sotto il calore del fuoco che velocemente l’avvolgeva e le grida di suo fratello, intrappolato nell’abitacolo, venivano coperte dal rumore di sirene che echeggiava tra le mura delle case.

Non capiva… non voleva capire… tutto aveva incominciato a scorrerle lentamente attorno, poi un boato aveva sconvolto il paese quella notte e, per molti giorni, il dolore non aveva abbandonato quei luoghi.

A stento ricordava le persone che le erano state vicine: i loro volti, le loro parole poi, quando il tempo aveva riportato la normalità, Lara aveva capito che per lei niente lo sarebbe più stato e mai come allora si era sentita sola.

L’ambulatorio veterinario di suo padre l’aspettava ormai da alcuni mesi e quella stessa mattina sarebbe dovuta recarsi in una fattoria fuori città per visitare una cucciolata di Setter Irlandesi nati da una settimana.

Decisa a riprendersi ciò che ancora la vita poteva offrirle, si era recata nel piccolo laboratorio a prendere il necessario per la visita ma, quando si era trovata tra quelle mura, aveva avuto la certezza di non riuscire a sopravvivere tra ciò che le ricordava il

passato.

Era corsa fuori per riempirsi i polmoni di aria nuova, poi era montata in macchina e, sconvolta, era tornata a casa.

In fretta aveva preparato i bagagli, aveva chiuso l’acqua, la luce, il gas ed era uscita senza più voltarsi indietro.