SOGNO DI UNA VITA - di Anna Beccani

Voglia di rivincita su ciò che ogni giorno scandisce i secondi della mia esistenza, voglia di cogliere quell'attimo che può rendere ogni cosa diversa, voglia di gridare al mondo che non mi arrenderò mai, che continuerò a perseguire i miei desideri, i miei valori, le mie convinzioni e lo farò contro ogni avversità, contro chiunque voglia carpirmi l'anima e tagliarmi le ali. Voglia di dare più di quanto ogni volta mi viene richiesto, perché questo mi rende viva, perché questo merita di essere vissuto, perché questo non rende la mia vita solo un sogno bello o brutto che sia, ma pur sempre e solo un sogno che scorre sulla mia pelle come il lento migrare delle ore.


"Sogno di una vita"

Chi lotta per distruggere incontrerà sempre chi vuole lottare per ricostruire....

 

"Per alcuni minuti Lara continuò a guardarsi attorno incapace di credere di aver trovato un posto che poteva ricordarle casa, ma quel silenzio persistente evidenziò in maniera spietata la sua condizione.

Era sola!

Sola in una città che non conosceva affatto e non c’era niente a questo mondo che avrebbe potuto mutare questa realtà."

"Erano le sei del pomeriggio e le strade si stavano riempiendo di gente, che aveva terminato la giornata di lavoro.

Ancora una volta Lara si sentì piccola in mezzo a quella moltitudine di persone, ancora una volta estremamente sola ma, più di ogni cosa, protetta.

Nessuno si accorgeva di lei. Nessuno conosceva la sua storia… il suo dolore e nessuno avrebbe potuto giudicarla.

Si sentì come tra la gente del suo paese: amica ed estranea al tempo stesso e desiderò restare."

"– Portami via – aveva chiesto una sera ad Omar.

– Portami lontana da qui e viviamo semplicemente la nostra vita. Vorrei tornare in quel locale dove mi portasti la prima volta. Ricordi? Piacque anche a te. Ti faceva tornare alle origine dicesti. Omar, ti prego, se mi ami, portami via e rimarrò con te per sempre.

Il giovane non aveva risposto subito.

Ogni cellula del suo corpo desiderava quella ragazza, ma il richiamo del potere era altrettanto forte.

Lo aveva rincorso per così tanto tempo…, aveva compiuto gesta orribili pur di raggiungerlo e ora, che stava per averlo, non poteva rinunciarvi."

" Non sapeva quanto tempo era trascorso, ma quando riprese conoscenza, la ragazza si ritrovò sdraiata bocconi sul fondo di una barca.

Era circondata da alcune persone i cui visi non riusciva a distinguere, perché la luna si era nascosta dietro nuvole minacciose.

Tremava e continuava a tossire, ma nessuno si preoccupò di lei e quegli uomini continuarono a remare faticosamente per fronteggiare le onde impetuose di un mare più nero della notte stessa.

La gola secca le bruciava e un conato di vomito le lacerò lo stomaco facendola gemere.

Ancora sdraiata sul legno fradicio si tastò la nuca e un liquido denso e caldo le imbrattò la mano.

– Oh, Cristo… – sussurrò, mentre la testa le andava in mille pezzi, poi qualcuno le afferrò saldamente la mano imbrattata di sangue e con forza la fece girare sulla schiena.

Il bagliore di una pallida luna bastò per accecarla e farla gemere di nuovo, poi quando riuscì ad aprire gli occhi, nel lieve chiarore, vide i volti deturpati dei suoi rapitori.

Una lingua calda e guizzante le leccò la mano imbrattata e un verso di estremo piacere sorse da quell’essere piegato su di lei, poi qualcuno la liberò dalla presa ferrea che stava per spezzarle il polso e avvicinatole una borraccia alla bocca, la obbligò a bere un liquido dolce e stucchevole."

"Un volto sfigurato strusciò contro il suo e una mano fredda l’afferrò per la vita, mentre l’altra le si strinse sul collo in una morsa soffocante. Costretta, la ragazza si mise, faticosamente, in piedi. Il cuore sembrava esploderle nel petto. Il sudore le infradiciava il corpo, il fango misto al sangue le rendeva la pelle viscida e l’odore acre presente nella capanna le faceva venire la nausea. 

 – Guarda il frutto della tua intelligenza – sussurrò la creatura fissandola dritto negli occhi. – Guarda il frutto del tuo mondo splendido e senza dolore. Guarda e prega, se ancora hai un Dio, che abbia pietà di te, perché io non ne avrò.:..."

ESTRATTO CAPITOLI 12 - L'ATTACCO

 

" ... Solo ora aveva compreso dove stava la verità e l’aveva letta negli occhi di creature reiette sulle quali il mondo, cosiddetto civile, aveva inflitto ogni tipo di crudeltà.

Torturati, calpestati, trasformati in mostri orribili quegli esseri erano riusciti a trovare pace in loro stessi, opponendosi, in maniera assoluta a un sistema crudele, che agiva indipendente dalla loro volontà.

Su questa forza gettavano le basi della loro vita e, con determinazione, facevano sorgere una speranza, che credevano persa per sempre.

La voglia di vendetta era superata dal desiderio di normalità e qualunque passo verso quella meta era sorgente di pace.

Ogni ambizione veniva trasformata in realtà, ogni battaglia in vittoria, ogni sguardo rinfrancato era pura gioia.

Sì, aveva capito finalmente!

In lei stessa avrebbe potuto attingere quella forza e nello sguardo degli altri avrebbe ritrovato la serenità persa da troppi anni...."

L’esplosione fu violenta e i pezzi di metallo volarono ovunque.

Una colonna di fumo nero si levò dall’abitacolo e di Omar non vi era più traccia.

Diamond la rimise in piedi e si assicurò che stesse bene, ma non la guardò.

Non voleva vederla piangere per quel bastardo, non voleva correre il rischio di ucciderla in un raptus di follia.

– Non ti preoccupare… non piangerò per lui – lo rassicurò la ragazza.

Diamond la guardò.

– Brava – replicò serio, poi ci fu un’altra esplosione. – Ora devo andare. C’è bisogno

di me dall’altra parte dell’accampamento. Tu però rimani viva.

Lara annuì e rimase sola davanti alla carcassa fumante del carro blindato.

Omar era morto e a lei non importava affatto.

Si sentiva libera finalmente!

Libera di essere se stessa, libera dall’influenza che quell’uomo aveva su di lei, poi

qualcosa attrasse la sua attenzione e tra la polvere vide un bambino seduto a terra.

Preoccupata corse da lui, ma Omar sorse dal nulla e le sbarrò la strada.

– Oh, bene! Un altro cucciolo – commentò soddisfatto. – E, se non sbaglio, questo

è un animaletto molto importante. Con lui nelle mie mani, il Capo è spacciato. Come

si chiama quel mostro? Ah, sì, Diamond. Bene, ora lo ucciderò e tu verrai via con me!

La ragazza guardò il bambino piangente e sentì una fitta al cuore.

Non poteva permettere che gli facesse del male.

Non se lo sarebbe mai perdonato.

Alzò la pistola che aveva raccolto e la puntò su Omar.....